Cena al buio

Scopri una nuova dimensione del gusto

La cena al buio, è un’esperienza un po’ speciale e da un certo punto di vista apparentemente anche quasi anomala, che ormai si sta ampiamente diffondendo in tutta Italia e non solo e che fa riscontrare alla fine la grande soddisfazione di tutti i diversissimi tipi di partecipanti.

Con essa, si vuol far vivere a chi vede, in modo assolutamente non drammatico, simpatico, amichevole e naturale, la quotidianità di una persona non vedente e sensibilizzare la comunità sulle problematiche che il disabile visivo si trova a fronteggiare.

Una cena svolta completamente al buio, rappresenta un evento insolito che sicuramente colpisce profondamente l’immaginazione delle persone vedenti

infatti, un atto che normalmente si svolge in piena luce e con l’ausilio principale della vista, viene intrapreso a prescindere da questo importantissimo e da tutti ormai privilegiato organo sensoriale, mentre gli altri sensi necessariamente devono essere attivati per supplirne la sua mancanza.

Se da un lato il contesto ludico e conviviale di una cena al Buio può rendere più facile avvicinare il vedente al mondo non certo rassicurante della cecità, dall’altro, può anche certamente rappresentare una significativa occasione per riappropriarci di tutti i nostri sensi, stimolandoci ad ascoltare maggiormente noi stessi e gli altri.

Proprio con queste intenzioni e con questo spirito, con la speranza di essere riusciti a creare e a regalarvi un lieto e sereno contesto di ritrovata amicizia e solidarietà, vi auguriamo una buona serata e buon appetito. 

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Il menù comprende antipasto, primo, secondo con contorno, dolce, acqua, vino e caffè.
Costo della cena 25-35€

INFO E PRENOTAZIONI

Boni Agnese
Cellulare: 329 97 48 950

IL RICAVATO DELLA SERATA

Sarà devoluto all’Unione Italiana dei Cechi e all’Associazione Omero Bergamo

Al momento della prenotazione si raccomanda di segnalare eventuali problemi di allergia od intolleranza.

Racconti di cene al buio

Che strano il buio.

«Tutto bene? State tranquilli».

«Si sì, benissimo».

Cazzata epocale! Stiamo fermi. Dove sono? Will, resta attaccato a me. Ma quanto deve essere alto ‘sto soffitto? Non riesco a ricordarmi. Come faccio a mangiare senza vedere? State zitti, già non vedo, se poi fate bordello…

«Questa è la tua sedia, prego».

«Grazie».

Come me lo tolgo il cappotto? E se manco la sedia? E se manco il tavolo con i gomiti? No dài, non riesco a star seduto senza sapere neanche quanto è largo il tavolo. Però dài, sembra un tavolo da birreria. Sarò in che posizione della sala? Quanto sarà lontano il mio commensale sconosciuto? C’è davvero un baccano assurdo.

«Dù om? Almeno una donna, sai, al buio mica si vede se si allungano le mani».

Divertente. Simpatico. Intanto a me manca già l’aria. Come faccio a sapere se questa sala è abbastanza grande per non soffrire di claustrofobia? Non posso. Tasto. Due bicchieri, due posate, un tovagliolo. Ricordati dove sono. Cavolo ho sete. Cavolo era vino.

Onesto. Il tipo qui davanti sembra simpatico realmente. Chissà come è fatto. Dalla voce sembra anziano, direi sui settant’anni. Ha la voce rauca, credo sia ben messo di corporatura. Non avrà la barba, ha la voce da un tipo senza barba. C’è odore di cibo. Invece la cameriera come sarà? Sembra giovane. Mi mette il piatto. Sembra coppa. O speck. No! io odio le olive.

«Scusa, mi porti un tovagliolo?»

«Chi mi chiama? Non ti vedo!»

Muoio! Certo, solo il fatto di far da cameriere essendo ipovedente o non vedente, ci vuole coraggio. Cavolo, metà raviolo non è entrato in bocca. Prevedo che la camicia non sarà più bianca alla riaccensione delle luci. No, ansia. Mi innervosisce che non riesco a vedere quanto mi manca alla fine del piatto. Ecco, lo sapevo. I ravioli sono finiti e io li sto cercando come un “pollo” da mezz’ora infilzando il piatto. E se invece fossi un “pollo” doppio e ci fossero ancora e io non riuscissi a trovarli? Dio che odio. Io da qui non mi alzo, la sigaretta aspetterà.

«Ciao a tutti, sono un cameriere e sono cieco…»

Oramai sono un pro. Memoria muscolare penso si chiami, becco il bicchiere senza neanche tastare ora. Sembrerò un maiale nel mangiare, ma riesco. Gli odori si mischiano ai suoni. Sono quasi a mio agio. Inizio persino a giocare col coltello. Io, Will e il tipo davanti a me discutiamo di calcio. È interista. Patatine, arrosto e fagiolini. Odio quando non so se il piatto è finito.

«Grazie a tutti di essere venuti, ora vi faremo vedere un video di presentazione dell’associazione».

Luce. Ostrega, bacato in pieno. Il tipo è alto, magro, sui sessanta e ha i baffi. La cameriera è invece comunque una bella donna. La sala non è molto grande, ma vivibile. Che strana la luce. Sono le 11.30!

Mirko Gatti  e William Ghidotti

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