All’inizio, se devo essere sincera, ero un po’ titubante …

Seriate, 16 Gennaio 2019

Ho spesso sentito parlare di cene al buio e ne sono sempre stata incuriosita,

quindi a gennaio, dopo aver avuto la fortuna di incontrare Margherita Merlini del gruppo Omero nell’ambito di un suo intervento nella scuola dove insegno, ho deciso di provare l’esperienza di persona.

All’inizio, se devo essere sincera, ero un po’ titubante e attanagliata da tante piccole preoccupazioni; per esempio, mi chiedevo come avrei fatto ad impugnare ed usare correttamente le posate, a versare da bere nel mio bicchiere o a capire se avevo del tutto svuotato il piatto o meno.

In realtà, però, una volta entrata nella sala completamente buia, lasciandomi guidare da persone non vedenti che hanno saputo rassicurare me e tutti i presenti con una grande spontaneità e naturalezza, mi sono da subito sentita a mio agio tanto che tutte le precedenti preoccupazioni si sono rapidamente dissolte.

Cenare al buio mi ha permesso di concentrare la mia attenzione su altri sensi che, normalmente, nella mia quotidianità tendono a rivestire un ruolo secondario rispetto alla vista, in particolare l’olfatto.

È stato divertente e stimolante cercare di capire cosa avremmo mangiato senza vedere e prima ancora di aver assaggiato, semplicemente annusando l’aria.

Quando ci è stato servito il primo, per esempio, io ho subito avvertito una folata di zafferano che automaticamente mi ha portato a convincermi che, di lì a poco, avrei mangiato del riso. Tale convinzione, però, è poi stata rapidamente smentita dal primo assaggio visto che in realtà si trattava di deliziose pennette!

Si è indubbiamente rivelata un’esperienza molto arricchente anche perché, tra una portata e l’altra, i vari “camerieri” non vedenti ci hanno raccontato della loro vita, di quando e come hanno perso la vista, delle difficoltà incontrate ad adattarsi ad un nuovo modo di vivere e dei nuovi equilibri che, con il tempo, sono riusciti a creare arrivando anche a vivere avventure incredibili come la traversata del deserto egiziano di Fabio Pasinetti.

Ascoltare le loro storie al buio mi ha permesso di concentrarmi meglio su quanto dicevano senza farmi distrarre da nient’altro; inoltre, ha stimolato moltissimo la mia immaginazione che mi ha portato ad attribuire volti e fisionomie in base alle voci ascoltate.

Se prima di entrare nella sala ero un po’ in ansia, devo dire che poi mi sono rilassata moltissimo nel corso della serata tanto che alla fine, quando pian piano è tornata la luce nel momento del caffè conclusivo, oltre allo stupore dettato dal rendermi conto che tante cose intorno a me erano completamente diverse da come credevo, come la forma del tavolo o la grandezza della stessa sala.

Ho provato anche un po’ di dispiacere all’idea di dover tornare ad una normalità in cui la vista e il vedere tendono a prevalere a volte in modo troppo prepotente sugli altri sensi che possediamo, costringendoci, in certi casi, anche a forti condizionamenti a discapito del nostro libero essere.

Sicuramente mi sento di consigliare a tutti di provare una cena al buio per vivere una serata speciale, per conoscere storie e persone, per dare un contributo a qualcosa di utile visto che il ricavato della serata va al gruppo Omero e, non da ultimo, per gustarsi piatti appetitosi con un servizio impeccabile!

Sinceri complimenti agli organizzatori di tali eventi e un sentito ringraziamento per l’opportunità concessami.

Valentina Baratelli

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