Dopo più di quindici anni di partecipazione al nostro corso di ballo,
provo a descrivere quale è stato l’esito personale di questa esperienza condotta fino ad ora in questa attività, tra le molteplici interessanti offerte dal nostro gruppo sportivo.
Mi sono avvicinato molti anni fa, nel lontano 2001 nel primo anno in cui venne proposta questa iniziativa, con dubbi e delle perplessità sulla fattibilità per me di questa disciplina, però con la voglia di sperimentare una esperienza nuova che pensavo potesse essere foriera di positivi elementi di crescita, oltre che alla possibilità di piacevoli momenti di conviviale socializzazione con altre persone non vedenti e vedenti.
In realtà, le iniziali perplessità sono state presto fugate grazie alla strenua passione e dedizione del nostro maestro Thierry fondatore del gruppo di ballo Omero. Pur non avendo avuto prima nessuna esperienza didattica con persone prive di vista, si è voluto sperimentare con audacia in questa nuova bella avventura.
Con impagabile pazienza, in tutti questi anni ad uno ad uno dei partecipanti non vedenti ha sempre mostrato come si
svolgono tutti i passi base e successivamente anche le figure più
complesse di ogni ballo che sono state da tutti progressivamente
acquisite.
Così, pian piano, si è iniziato a muovere i primi passi in pista, cercando di destreggiarsi tra le altre coppie.
Per maggiore facilità, si è sempre preferito accoppiare ad un ballerino/a non vedente una persona vedente. Tuttavia, abbiamo avuto anche una coppia di persone non vedenti entrambe, che con qualche supervisione di supporto, riusciva a ballare.
Nel ballo liscio la regola è che chi conduce è il ballerino, mentre la dama si deve far semplicemente portare, cercando di assecondare il più possibile ogni istante ciò che il ballerino decide di fare in pista.
Se è quindi la ballerina non in grado di vedere, dovrà imparare oltremodo a fidarsi totalmente di chi la conduce, sebbene vi siano continui cambi di direzione, ostacoli ecc…
E se chi non vede è il ballerino che deve condurre?
In tal caso, il ballerino dovrà dapprima cercare di farsi un’idea degli
spazi in cui si potrà muovere e quindi comprendere forma e dimensioni della pista, magari prendendo dei punti di riferimento per orientarsi, come i punti da cui proviene la musica, in modo tale da capire quale lato della pista si sta percorrendo.
A questo punto, sarà un bel gioco di intesa fra i due ballerini a far sì che la magia avvenga.
Il ballerino non vedente dovrà pensare certamente a quali figure eseguire nel ballo, ma dovrà altresì essere così attento e duttile nel percepire gli eventuali aggiustamenti necessari di traiettorie
inesatte o per evitare ostacoli, suggeriti dalla sua dama.
Ecco che allora il dover derogare in parte, in tali casi, alla regola precipua del ballo dove chi conduce è sempre il ballerino, si traduce in un bellissimo gioco continuo di condurre e farsi condurre reciproco che cambia istante per istante fra le parti.
Impone di essere sempre in pieno ascolto dell’altro, in un mutuo scambio di informazioni non verbali, ma solo per mezzo del corpo a contatto.
Per chi vede non è certo facile lasciarsi condurre da chi non vede.
Solitamente accade il contrario, ossia è chi vede che conduce chi non vede. Serve un grande atto di fiducia.
Nel contempo, anche per il ballerino non vedente è fondamentale che si fidi dell’aiuto della sua dama.
E’ poi l’affiatamento tra i due a fare la differenza. E’ insomma una modalità di ballare, per chi non vede, che presuppone, indipendentemente dai ruoli, l’umiltà e la capacità di accettare in tutto o in parte, di essere guidati dal compagno.
Questo non sminuisce assolutamente il piacere di ballare, ma facilita al contrario il senso di ascolto, compromesso e collaborazione, inducendo ad una intesa sempre migliore fra i due protagonisti.
Il ballo permette pertanto di sperimentarsi in una disciplina divertente, dove serve affinare l’ascolto di se e dell’altro, della musica e il suo tempo, il senso dello spazio, complicità nel guidare, ma nel contempo flessibilità nel lasciarsi correggere nel caso sia necessario.
E’ un fine gioco di interscambio dei ruoli dove ognuno deve essere pronto a fidarsi sempre dell’altro e pronto all’imprevisto. Nessuno è passivo (come per contro accade normalmente per la dama in una coppia di ballerini vedenti.)
Ma se ci pensiamo, questo è anche l’emblema della vita…… Capita ad un certo punto di doversi comunque mettere nelle mani di altri per situazioni talvolta anche impreviste.
Questo implica di accettare i propri limiti e di fidarsi, consapevoli però che anche noi possiamo sempre fare qualcosa, facendo al meglio la nostra parte.
Si può esperienziare come il tutto è molto di più che la somma delle due singole parti. E’ la collaborazione e l’apertura di due persone che permettono la moltiplicazione esponenziale delle loro singole capacità. Il risultato è poter fare cose che da soli sarebbero impensabili… E’ quindi un ottimo allenamento alle situazioni di vita quotidiana
Colgo l’occasione per ringraziare di vero cuore della commendevole
disponibilità e impegno, oltre al nostro instancabile maestro Thierry,
anche i maestri che strada facendo si sono gentilmente aggiunti al nostro gruppo, ovvero Eugenio e Claudia, contribuendo anch’essi mettendo a disposizione il frutto della loro esperienza per farci crescere ulteriormente. Non da ultimo un sentito grazie agli aiuti-maestri Arabella, Emma e Grazia.
Invito tutti coloro che volessero cimentarsi in questa bella esperienza, vedenti e non, l’anno prossimo. Saremo ben lieti di annoverarvi fra il nostro goliardico gruppo con divertenti evolute in pista.
Non mancheranno occasioni di aggregazione e incontro anche fuori del corso in palestra.
Vi aspettiamo a braccia aperte!!!!
Buona estate ristoratrice a tutti.
Un cordiale saluto.